Facilitazioni Neuromuscolari Propriocettive

Le facilitazioni neuromuscolari propriocettive, o tecnica Kabat, furono ideate da un neurologo americano Herman Kabat negli anni ’50.

Osservando i movimenti eseguiti da sportivi e da ballerine, il Dott. Kabat notò che per esprimere il risultato ottimale tali gesti erano eseguiti compiendo delle traiettorie diagonali rispetto al piano sagittale del corpo, associate a delle rotazioni.

Infatti, fu dimostrato sperimentalmente che nell’attività motoria volontaria non vi è il reclutamento di un singolo muscolo, bensì di una serie di muscoli raggruppati funzionalmente in schemi complessi (patterns) costituiti da movimenti diagonali-spirali che si snodano sul piano sagittale (flesso-estensione), frontale (abduzione-adduzione) e orizzontale (rotazione).

Dalla combinazione di tutti quei movimenti, Kabat ne estrapolò un certo numero configurandoli in schemi diagonali−spirali che perfezionò ad uso terapeutico e classificò come “schemi base”.


Secondo Kabat questi schemi sfruttano lo stato di massimo allungamento muscolare, consentendo una contrazione ottimale, fino al massimo accorciamento, esprimendo così la maggiore potenza ed armonia nel movimento stesso.

Nell’esercizio terapeutico lo stiramento muscolare iniziale, lo schema, la posizione della mani del terapista, il comando verbale, la coordinazione visiva, la trazione (o approssimazione) e la modulazione della resistenza al movimento sono gli aspetti fondamentali per stimolare e facilitare la risposta delle componenti muscolari più deficitarie.

Le facilitazioni neuromuscolari propriocettive sono un metodo che ha uno dei più ampi ventagli di applicazione terapeutica:

  • Potenziamento muscolare nell’atleta;

  • Patologie ortopediche;

  • Lesioni selettive muscolari periferiche;

  • Lesioni midollari;

  • Problemi respiratori;

  • Lesioni cerebellari;

  • Emiplegia nell’adulto.

La scelta della metodica va in ogni caso subordinata ad un’attenta valutazione del paziente e della sua patologia.